La STORIA

Noi siamo il club calcio Catania 1946, ma l' origine del calcio catanese, anche se episodico, è datata inizio secolo, quando le navi inglesi approdavano nei porti italiani, portando la novità chiamata football. Il 2 maggio 1901, sul campo San Raineri della città peloritana, si affrontarono la locale formazione e il Royal Yacht Catania, una nave inglese con a bordo parte d' equipaggio catanese, che in modo cavalleresco "guadagnarono un gol a testa" come narrano le cronache dell' epoca. Ma era solo un passatempo. Fu il 19 giugno 1908 quando il barone Gaetano Ventimiglia, direttore della fotografia cinematografica, fondò una "Associazione Sportiva Pro Educazione Fisica" per la provincia di Catania, promuovendo varie discipline. La sezione calcio in particolare porta la data del 3 agosto, con la formazione "Pro Patria", patrocinata dal nobile comm. Francesco Sturzo D’Aldobrando, mecenate dell' epoca. Le prime partite si svolsero al giardino Bellini, sempre con le squadre di marinai delle navi straniere in visita al porto. Si giocò la prima partita ufficiale contro la squadra della corazzata "Regina Margherita" in onore dei congressisti della Lega Nazionale e dei componenti della flotta del Mediterraneo. L’ incontro terminò con il risultato di parità, uno ad uno. La formazione schierata, in maglia biancorossa, era la seguente: Vassallo, Gismondo, Bianchi, Messina, Slaiter, Caccamo, Stellario, Binning, Cocuzza, Ventimiglia e Pappalardo. Ogni qual volta una nave approdava a Catania i ragazzi della società si precipitavano ad organizzare un incontro. Tra i calciatori di questa prima fase, ricordiamo Fausto Spedini, ala sinistra molto veloce, il portiere Roberto Nicotra, entrambi saranno travolti dal ciclone della prima guerra mondiale e ricordati come eroi, Carmelo Cocuzza, valido centravanti e Alberto Pappalardo. Si svolse un altro incontro contro i componenti di una nave inglese che si trovava ormeggiata a Catania, il "Broyser". I catanesi in quell’ occasione subirono una sonora sconfitta per sette a zero. Nasce e si affianca alla Pro Patria, nel 1909 lo "Sport Club Trinacria". La Pro Patria nel 1910 si trasformò in "Unione Sportiva Catanese". Il calcio a Catania aveva superato la fase episodica ma soprattutto la prima guerra mondiale, anche se al centro-nord già erano organizzati tornei ad alto livello, mentre da noi si ricorda la partecipazione alle coppe Lipton, Sant' Agata e Agordad e il successo più importante, quello con l' incrociatore Vittor Pisani, vincitore del campionato della Marina. Il 10 ottobre 1920, l’ Unione Sportiva Catanese si ricostituisce e svolge attività locale, affiancata dallo Sport Club Trinacria e dalla neonata Juventus F. C. Il primo derby stracittadino disputato il 2 febbraio 1924 finisce a sorpresa due a zero in favore della giovane Juventus. Intanto, a livello nazionale, si ebbero dissidi interni alla federazione, e nell' assemblea del 23 luglio 1921, alcuni grossi club del nord, che reclamavano un campionato dedicato, si dissociarono per creare la Confederazione Calcistica Italiana. La stagione 1921/22 vide quindi la disputa di due campionati: quello dell’ente regolare, la F.I.G.C., che però raccoglieva solo formazioni di secondo piano, e quello dell’ente secessionista, la C.C.I., dove invece giocavano le squadre migliori. L’auspicata riunificazione calcistica nazionale sotto l’egida della federazione, avvenuta il 26 giugno 1922, portò alle necessarie riforme dei regolamenti e dei campionati: dal 1922/23 le “Categorie” diventarono “Divisioni”, dove la 1° e la 2° sarebbero state a carattere nazionale, gestite da due nuovi organi, Lega Nord e Lega Sud. Le altre Divisioni, dalla 3° alla 6°, sarebbero state organizzate invece dai comitati regionali, il cui ruolo veniva così definitivamente ricondotto ad un ambito più locale. Tornando a Catania, negli anni 1927 e 1928, il presidente Ruggero Albanese, già giocatore della Pro Patria nel 1908, ha il merito di organizzare un torneo tra le squadre locali. Nel 1929 si costituisce in città la “Società Sportiva Catanese" ad opera del Console Santi Quasimodo e del suo segretario Ercole Pappalardo, che disputa il primo campionato a livello nazionale, inscritta al campionato 1929/30 di 2° divisione, ottenendo subito il salto di categoria, grazie ad un ripescaggio. Nella squadra c'era un pizzico di esterofilia: gioca il turco Mustafà, un libico di sangue misto che giocava scalzo nelle partite d’ allenamento e soprattutto deliziava il pubblico con giocate di prima qualità. Per poco si giocò sul campo del "Dopolavoro Ferroviario" di Acquicella, fino a quando l’ Amministrazione comunale, il 21 settembre del 1930, provvide ad inaugurare in piazza G. Verga, già piazza Esposizione, un campo da calcio, chiamato "stadio dei Cent' Anni", con terriccio di pietra lavica al posto della terra e due tribune di legno aventi una capienza di cinquemila posti, gremite per la partita di esordio contro la Fulgor, preceduta dal discorso inaugurale del presidente della società, nel frattempo diventata "Associazione Fascista Calcio Catania", avvocato A. Zingali. Nel 1930/31 gli azzurri del Catania partecipano alla 1ª divisione gir. H piazzandosi al 6° posto. Nel 1931/32 sempre 1ª divisione ma gir. H con un 6° posto. Il 28 marzo del 1932 grosse nubi, probabilmente politiche, si addensarono sulla dirigenza rossazzurra e il direttorio della federazione sciolse la società; quindi il 28 febbraio del 1933 si pose una pietra tombale sulla dirigenza precedente. Nell’ anno 1932/33 il Catania è 4° sempre in 1ª divisione gir. H. Punto fermo del calcio catanese tale Nicolò Nicolosi di Lercara, affettuosamente chiamato col nomignolo di "Cocò". Il suo ruolo era quello di centravanti e chi lo ha visto giocare ha parlato di lui come di un grande atleta con il senso innato del gol. Difatti nelle stagioni precedenti, impressionò per la sua costanza e la regolarità con cui segnava, ma soprattutto era un uomo generoso che riempiva lo spogliatoio con la sua umanità. Arrivò a Catania proveniente dalla Lazio; nell’ Atalanta si era messo in luce a suon di goal conquistando per questo una convocazione nella nazionale universitaria. Nel 1933/34 finalmente arriva la tanto sospirata prima promozione in serie B, allora divisa in due gironi, classificandosi al 1° posto della 1ª divisione gir. H. Nel 1934/35 arriva alla presidenza della squadra un esponente della nobiltà locale: il Duca Vespasiano Trigona di Misterbianco, coadiuvato da un importante consiglio d’amministrazione, tra cui il segretario Angelo Vasta, che subito opera diversi acquisti di calciatori, tra cui Amedeo Biavati, ala destra inventore del doppio passo, che sarà un pilastro del Bologna e della Nazionale di Vittorio Pozzo campione del Mondo nel '38. L’allenatore era l'ungherese Geza Kertesz. Si vede subito la stoffa della squadra che conduce un campionato strepitoso, tanto che a tre giornate dalla fine si troverà a lottare con il Genova per la promozione in serie A. Nello scontro diretto, alla fine del primo tempo il risultato arride ai rossazzurri per due a zero, con reti del bomber Nicolosi. Ma negli spogliatoi avvenne qualcosa d’imprevisto: ai giocatori fu dato l’ordine di non spingere troppo per ottenere la vittoria. Dopo si seppe che la società aveva un deficit economico consistente e se la squadra fosse andata in serie A, le casse sarebbero rimaste completamente vuote. Il Genova pareggiò l’incontro in maniera incredibile e poi fu promossa. La formazione del Catania in quella occasione era la seguente: Sernagiotto, Miltone, Ferrario, Paglierini, Micossi, Casanova, Bianzino, Bodini, Nicolosi e Biavati. Alla fine sarà solo 4° posto. Nel 1935/36 8° in Serie B. Nel 1936/37 nonostante la società, la cui sede era al 16 di via Carcaci con in testa il presidente Vittorio Emanuele Brusca, disponesse di una rosa molto valida, si trovò al 13° posto in compagnia di Messina, Vercelli e Venezia. Si decise di organizzare un mini torneo di andata e ritorno per determinare la squadra da retrocedere in serie C. Per una strana "coincidenza" tutte le partite si conclusero con la vittoria della squadra di casa. Dunque tutte a quota sei punti nella speranza che la federazione di allora, il Direttorio Divisioni Superiori della FIGC, abolisse la quarta retrocessione. Da Roma, invece, uscì la decisione di effettuare degli scontri diretti in campo neutro, dove Messina e Vercelli si assicurarono la salvezza, mentre nello scontro tra Venezia e Catania, a Roma l' 11 luglio del '37, i rossazzurri ebbero la peggio con un sonoro 4 a 0. Nella stagione 1937/38 4° posto in serie C gir. E. Dopo molte vicissitudini si decise di costruire un nuovo stadio, il "Cibali", nell' omonima zona, anche se inizialmente fu denominato "Italo Balbo", che venne inaugurato il 28 novembre del 1937 quando il Catania sconfisse il Foggia per 1 a 0 con gol di Pulzoni, alla nona giornata di campionato. Gli spettatori rimasero positivamente stupiti dal nuovo stadio, struttura notevole considerati i tempi. Lo stadio dapprima doveva comprendere solo una tribuna centrale e una tribuna frontale e la curva nord costituita solo di un anello inferiore. Il progetto fu dell’architetto Raffaele Leone per conto della ditta di proprietà dell’ingegnere Antonio Ferro su un' area di 53.000 mq. Resterà poi incompiuto a causa dell'ingresso italiano nel secondo conflitto mondiale nel giugno del '40. Alla fine del campionato 1938/39, i rosso azzurri dopo essersi classificati 1° nel girone H della Serie C, tornavano in serie B. Ma nel torneo cadetto del 1939/40 ci fu l’ ultimo posto in classifica e retrocessione. Nel 1940/41 in serie C gir. H 6° posto. Nel 1941/42, serie C gir. H 6° posto come l'anno prima. Dal libro dei ricordi leggiamo che nel gennaio del 1942 si disputò un derby con il Palermo. Il Catania vinse per 4 a 1, schierando questa formazione: Costanzo, Stivanello, Nebbia, Tesi, Nelli, De Luca, Colombo, Mattoni, Miglioli, Schillani e Koenig, centravanti austriaco. Nel 1942/43 arriva il 1° posto in Serie C gir. N, e una serie di soddisfazioni, come un nove a zero contro il Messina, schiacciando tutti gli avversari segnando 65 reti e subendone solo 7, su tutti l'interno Presselli e il terzino Nebbia, ma per poter accedere in serie B occorreva spareggiare con le altre vincitrici dei gironi. La partita d' andata a Terni, contro la formazione umbra prima del gir. I, del 4 aprile del '43 terminò in parità con un gol per parte e il ritorno a Catania mai disputato a causa dei bombardamenti sempre più acuti in Sicilia, che preparavano lo sbarco del luglio successivo degli Alleati sull' isola. Si ricomincia da zero. La guerra ha spazzato via la vecchia e gloriosa società “Associazione Fascista Calcio Catania” ed una serie di calciatori che definire pionieri sarebbe riduttivo. Riprende l'attività federale, e a Catania spetterebbe il titolo di serie B, ma c'era un debito da saldare con la Lega e sebbene non fosse una grande cifra, si parla di duecento mila lire, nessuno si fece avanti e si perse il titolo e il patrimonio giocatori di primo ordine come Caruso, Costanzo, Mineo, Ferrante, Gentile, Marini, Riceputo, Bettini, Tesi, Rotta, Carbone, Marcoccio, Colaussi, Martinez, Pinto, Rizzo, Romano, Scuderi e Chiarenza. Adesso a Catania esistono varie società come la Virtus del presidente Angelo Vasta, l' Etna, l' Elefante e l’Unione Sportiva Catanese, queste ultime due fuse sotto la presidenza di Santi Passanisi Manganaro. Nel 1944/45 attività regionale con la partecipazione al campionato Siciliano. Si riprende nel 1945/46 in Serie C gir. F con umilianti ultimi posti per le due formazioni etnee, la Virtus, presieduta da Vasta, cultore sportivo, e la Catanese di Manganaro, un grossista di carta. La fusione delle due squadre, data dell' atto costitutivo 24 settembre del 1946, sanciva la nascita ufficiale del "Club Calcio Catania", che adottò il rosso del fuoco dell' Etna e l' azzurro del cielo, la cui sede sociale a quell’ epoca era al civico 8 di via Terranova, con presidente Santi Passanisi Manganaro e vice presidente Giovanni Lorenti, titolare del caffè ristorante più frequentato catanese tra piazza Stesicoro e via Pacini. L'allenatore fu Giovanni Degni, romano, buon giocatore anni '30 del Catania. La squadra, dopo un primo campionato 1946/47 di serie C gir. C "Lega Sud" anonimo con un 6° posto, partì abbastanza bene nel torneo del 1947/48 con quattro vittorie iniziali. A causa di risultati altalenanti, mister Degni fu sostituito da “Cocò” Nicolosi, già goleador del Catania anni trenta. La concorrenza della Reggina fu spietata ma la vittoria in casa per due a zero il pareggio proprio a Reggio di 1 a 1 , con esodo massiccio dei catanesi, valse il 1° posto in classifica, che portò solo la permanenza e non la promozione, per una assurda riforma dei campionati voluta dalla Lega. Il Catania fu così ammesso alla nuova serie C, divisa in quattro gironi, specificatamente in quello D; previste una sola promozione e tre retrocessioni nel campionato di promozione interregionale. Nel 1948/49 sotto la presidenza del dott. Lorenzo Fazio, un grosso panificatore con ambizioni politiche, con il magiaro Banas allenatore, e giocatori di un certo valore come il portiere Goffi, Messora, Ardesi, e Prevosti, la squadra ottenne la promozione in B grazie a degli eventi straordinari. Purtroppo il destino è in agguato e il punto che il Catania aveva sull’Avellino, 46 punti contro 45, viene tolto dalla Lega per il tesseramento irregolare di un giocatore, un certo Cavicchioli, trasformando il pareggio contro l' Igea Virtus in sconfitta, per cui la serie B dovrà essere decisa da uno spareggio, all’Arena di Milano con l’ Avellino, giocato il 29 giugno del 1949. L’attesa a Catania era enorme tanto che furono piazzati in ogni angolo della città altoparlanti collegati con lo stadio milanese. Si disputò l’incontro e l’Avellino vinse per uno a zero con una rete di Fabbri nel finale. Ma la società rossazzurra presentò ricorso per un caso di corruzione nei confronti dei biancoverdi. In quell' occasione il presidente Fazio, proclamò una frase che rimase nella storia: "abbiamo perso sul campo, ma vinceremo a tavolino, viva S. Agata". In effetti la Patrona della città fece il miracolo. Si racconta di una storia di corruzione: un certo Staffieri giocatore avellinese in disaccordo con la società, aveva denunciato i dirigenti campani di una serie di illeciti commessi nei confronti dello Stabia, a cui promisero un premio per battere il Catania e successivamente perdere con gli irpini. Il problema era reperire le prove e a questo ci pensò il Catania. Staffieri fu invitato a Catania e condotto nella caffè “Lorenti”. Nicolosi e Lorenti raccolsero la deposizione di Staffieri, mentre dietro una tenda ascoltavano la deposizione, il Maresciallo Maccarrone dei Carabinieri e il Commissario di Polizia Musumeci. Partì l' inchiesta e dopo vari giudizi si arrivò a quello della Commissione d’ Appello Federale che sentenziò il Catania promosso in serie B e l' Avellino all' ultimo posto, retrocedendolo. Fu quella la prima volta in cui la Lega tenne conto di un’ inchiesta giudiziaria, non effettuata da funzionari della stessa Lega Calcio. Il rientro nel 1949/50 nella serie cadetta fu modesto e portò un 12° posto. Intanto, nel 1950 grazie all'unico sopravvissuto tra i fondatori del Catania, Gianni Naso, allora presidente provinciale del Coni, iniziarono i lavori di completamento dello stadio. Nel 1950/51 solo 6° posizione, nonostante il forte calciatore italo-tedesco Guido Klein, goleador e bandiera per molti anni. Un nuovo presidente, un affarista romano che ebbe dal comune l' appalto del servizio di nettezza urbana, venne per dare una certa impronta alla società. Il suo nome era Arturo Michisanti, personaggio con una buona rendita finanziaria e parecchie idee costruttive, grazie alle quali nel 1951/52 il Catania si piazzò al 4° posto. Nell’anno successivo 1952/53 puntò decisamente alla serie A con una squadra che divenne molto popolare, allenata da Giulio Cappelli, che allineava tra le sue fila Soldan, Bravetti, Brondi, Randon, Fusco, Santamaria, Avanzolini e Enzo Bearzot, giovane centromediano in prestito dall’ Inter. La squadra si piazzò 2°, ma disputò lo spareggio per la promozione in serie A con il Legnano. I rosso azzurri avevano concluso con due punti in meno dal Legnano ma la Lega aveva ribaltato il risultato dell’ ultimo incontro che il Catania perdette a Padova per uno a zero. Durante l’ incontro il guardalinee era stato colpito in testa da una bottiglietta lanciata dal pubblico, ma l’arbitro aveva considerato l’ incontro regolare. In seguito a varie polemiche, la Lega considerò irregolare la partita, dando la vittoria al Catania, sennonché la CAF ribaltò nuovamente il risultato. Ma il presidente Michisanti attaccò la CAF e ottenne dal Consiglio Federale la riesamina del caso, che diede nuovamente ragione al Catania per cui si arrivò allo spareggio. L’ incontro si giocò a Firenze il 28 luglio 1953 in piena estate. Il Catania era allenatissimo, il Legnano dovette richiamare i suoi giocatori che erano andati in ferie. Ma fu uno choc generale per le migliaia di catanesi che seguirono l’incontro con l’orecchio incollato alla radio, che trasmetteva la radiocronaca del secondo tempo, quando Nicolò Carosio, voce storica radiofonica, diede la notizia che il Legnano aveva battuto il Catania per quattro a uno, con rete della bandiera di Quoiani. Sui catanesi cadde lo scoramento, svanirono cosi i sogni di serie A. Ma solo per poco, infatti l’anno dopo, 1953/54, il Catania centrò finalmente l'obiettivo. Dopo la sconfitta con il Legnano, il presidente Michisanti voleva svendere la squadra, ma la società venne rilevata dal dottor Giuseppe Rizzo, giovane sindacalista pieno di entusiasmo, con una cordata di finanziatori capeggiata dall' avv. Giuseppe Galli e dall' avv. Sebastiano D' Amico, che ottenne la società da Michisanti dopo non poche vicissitudini, e con l’arbitrato dell’allora presidente della Lega, Barassi. Rizzo non amava fare proclami, però fece molti fatti. Il suo Catania aveva in cassa a quel tempo 23.000 lire a fronte di duecento milioni di debiti. Ma non si perse d’animo, anche perché poteva contare su amicizie politiche molto in vista come il presidente Scelba. Ingaggiò un ottimo allenatore, il veronese Piero Andreoli e condusse una buona campagna acquisti, ingaggiando calciatori come Manenti, Marin, Bassetti, Pirola, Biancardi e Seveso. Al termine del girone d’andata il Catania era in testa con ventisei punti. Nel girone di ritornò prosegui la sua cavalcata in maniera eccezionale e venne promosso in serie A con una giornata d’anticipo e il 1° posto in graduatoria grazie al punto preso a Como, permettendosi di perdere l'ultima fuori contro il Marzotto per 1 a 0. Al rientro a Catania ci furono accoglienze trionfali. A Giarre i giocatori vennero prelevati dal treno e fatti salire su dei carri con cui dovevano raggiungere Catania annunciati da una banda che intonava varie marce. Intanto in città, nei caffè più in voga come Caviezel, il caffè dello sport, non si parlava d’altro. Il presidente Rizzo, con quel Catania costato in tutto 100 milioni, di cui 70 concessi come prestito dal Banco di Sicilia sulla garanzia concessa del contributo comunale, aveva fatto il miracolo. La carovana partita da Giarre impiegò sei ore per raggiungere Catania, per gli entusiastici festeggiamenti lungo tutto il percorso, le ripetute esplosioni di mortaretti e un incredibile affollamento dei duecentomila tifosi che sbandieravano i vessilli della squadra. Entrati in città, come scrivono i cronisti dell’epoca, la banda intonò la marcia dell’Aida. Alle 21,10 finalmente i giocatori raggiunsero il municipio: il sindaco, dott. La Ferlita, fece la solenne promessa che la società sarebbe stata assistita in ogni circostanza dall’amministrazione comunale. Inoltre, da profano del calcio, disse: "E adesso vogliamo lo scudetto". La formazione che aveva conquistato la Serie A era la seguente: Seveso, Baccarini, Bravetti; Bearzot, Fusco, Santamaria; Cattaneo, Manenti, Micheloni, Marin, Bassetti. Dopo aver onorevolmente partecipato per la prima volta al campionato di serie A 1954/55 chiudendo al 12° posto, ricordiamo quale regista della squadra il danese Karl Aage Hansen, 33 anni, ecco che ci fu la grande delusione: scoppia lo scandalo dell' arbitro romano Scaramella e di un pubblicista catanese. Proprio il giornalista, vicino all' ex presidente Michisanti, che gli aveva promesso l' assunzione ad un giornale romano, insinuò certe storie di affari illeciti e di un assegno di 500 mila lire staccato ingenuamente da Galli. I contorni dello scandalo non furono molto chiari. Purtroppo la Lega appurò che il Catania aveva corrotto l’arbitro, successivamente radiato, e quindi lo spedì in B insieme all’ Udinese, colpevole di illecito sportivo. Un disastro. Nell'anno 1955/56, l’ allenatore Andreoli dopo la retrocessione, rimase a Catania. Ma dopo pochi mesi fu esonerato, subentrando Matteo Poggi, genovese. Per il Catania fu 5° posto. Nel frattempo c’ era stato un cambiamento al vertice della società Catania. Al posto del presidente Rizzo, erano entrati a far parte della presidenza i signori Michele Giuffrida, Agatino Pesce e Orlando. Dopo circa un anno subentrò al posto di Orlando il signor Di Stefano. La squadra nel 1956/57, con Poggi allenatore, si comportò più che onorevolmente e sfiorò la promozione in serie A finendo in 4° posizione. Al Catania durante l’ultima partita a Modena sarebbe bastato un pareggio, ma purtroppo la squadra subì una rete beffarda da un certo Scarascia che infilò il portiere Menozzi. Sfumò quindi il salto di categoria tra le lacrime generali. Nel 1957/58 solo 11° posto. La situazione tecnica cominciò a precipitare. A Poggi subentrò Carapellese che tra l’altro giocò a Catania con l’argentino Ricagni, gli ultimi scampoli di carriera. Carapellese nonostante il suo palmares, non fu molto fortunato come allenatore per cui gli subentrò Cocò Nicolosi, vecchia bandiera ma poco fortunato anche lui come allenatore. Si cambiò nuovamente con il barese Capocasale. Fu un valzer di allenatori e una stagione tutta da dimenticare. Nel 1958/59 addirittura situazione drammatica. A fronteggiarla sorge un comitato pro salvezza guidato dall'avvocato Silvestro Stazzone, che si dà un gran daffare, tiene addirittura un comizio affollatissimo in piazza Manganelli. Il Catania vincendo a Prato e a Valdagno ottenne il 16 ° posto e l’ augurata salvezza. Rispuntò alla presidenza Arturo Michisanti che aveva portato con se un tecnico slavo di nome Marianovic che ebbe poca fortuna. All'esonero di Marianovic seguì l'ingaggio del prestigioso tecnico Borel II, ex giocatore della nazionale italiana di Pozzo. Ma quest' ultimo, per la sua alterigia non legò molto con i giocatori, in particolare con Prenna e Macor. A fine stagione, nuova crisi: ci sono molti debiti. Michisanti non è più in grado di far fronte alla situazione. E allora tocca a Ignazio Marcoccio, stimata figura di sportivo e commissario del Coni, già giocatore delle giovanili del Catania sotto il fascismo, con il dirigente Michele Giuffrida, che in seguito sarà nominato tesoriere della Lega e l' assessore allo sport Silvestro Stazzone, i quali rilevarono la società con tutte le sue pendenze, prendendo le redini della situazione. Gli effetti si videro subito, gli stipendi furono pagati, grazie ai fondi messi a disposizione da Giuffrida, imprenditore di successo di quel tempo. Marcoccio va a Milano, si conquista la fiducia della Lega, riesce ad avere l’appoggio del Comune: il consiglio comunale vota un mutuo per sostenere Club Calcio Catania e la ricostruzione della squadra affidata a Carmelo Di Bella, già calciatore anni '40 del Catania, attuale allenatore delle giovanili. Vige scetticismo nell’ambiente, ma l’undici catanese, largamente rinnovato, dà buona prova e Di Bella, che si affermerà come tecnico preparato, meritevole di maggiori traguardi, impegnato in una partenza lanciata, scalda subito i tifosi. Sono arrivati il portiere Gaspari e l'attaccante Compagno dal Livorno, i difensori Boldi dalla Juventus e Michelotti dal Como, i centrocampisti Biagini dal Palermo e Ferretti dal Como, l' attaccante Morelli dal Legnano e Valentini. C’è anche un giovane mediocentro, Bruno Pizzul, che viene dalla Cremonese. Forte fisicamente e veloce, Morelli è un’ala che fa il vuoto quando parte sulla fascia. Ma è soprattutto l'asse Biagini e Ferretti, la ruota portante del nuovo Catania in versione offensiva, così come il duo Grani e Corti, stopper poderoso il primo, prezioso e saggio mediano di copertura il secondo, lo è in retrovia. Ferretti è un lucido creatore di gioco, ama portarsi in avanti, cercare il passaggio smarcante, concludere lui stesso a rete, ma intanto Biagini, alle sue spalle, si sacrifica in un oscuro lavoro di raccordo e copertura. Ne viene una formazione solida, equilibrata, che fa parecchia strada. Nel girone di ritorno il Catania infila undici risultati utili consecutivi, conquista il terzo posto, valido per la promozione. Ma finisce con l'accusare la distanza e deve fare i conti fino all'ultimo col tenace inseguimento della Triestina, che è comunque a due punti. Fatica finale a Brescia dove basterebbe pareggiare per concludere in bellezza. La squadra di Di Bella, stanca e contratta, incassa nientemeno che quattro gol, ne segna due nella ripresa ma è magra consolazione. E nel frattempo secondo le segnalazioni, la Triestina sta vincendo a Parma. Giocatori e dirigenti rosso azzurri lasciano il campo in preda a completo sconforto. Ma ecco una voce amica, al telefono da Parma, il dott. Michele Giuffrida, "ministro degli Esteri" del Catania a Milano, nella combinazione vincente con Marcoccio. La Triestina è stata raggiunta, ha soltanto pareggiato, il Catania conserva un punto di margine ed è di nuovo in A, 3° alle spalle di Torino e Lecco, concludendo nel migliore dei modi il campionato 1959/60. Alla fine della partita di Brescia i dirigenti etnei si abbandonarono alla gioia più sfrenata, ci furono scene di commozione, ma soprattutto tanta felicità per la promozione. I festeggiamenti cominciano sul posto e continuano a Catania. La serie A è riconquistata, alla stazione centrale i giocatori sono attesi da scene frenetiche, qualcuno scende dalla parte dei binari e si eclissa, altri come Grani si godono il trionfo, Sebastiano Buzzin, centravanti di rara generosità, temibile soprattutto di testa, issato su una carrozzella fa incetta di applausi,e i tifosi gli regalano un elefante d'oro. Il Catania torna fra le grandi. Un mezzo miracolo. La squadra allenata dal buon Carmelo Di Bella si tolse delle belle soddisfazioni, permanendo sei anni in Serie A. "Clamoroso al Cibali" disse più volte Sandro Ciotti, quando il Catania bloccava in casa le corazzate del nord, come la grande Inter di Helenio Herrera. Questi i seguenti piazzamenti. Nel 1960/61 8° posto, ma alla conclusione del girone d’andata il Catania era secondo in classifica, con 22 punti, preceduta dall’Inter con 24 punti. A S. Siro il Catania ebbe l’occasione di laurearsi campione d’inverno, ma i valori tecnici vennero a galla: incassò cinque goal dall’ Inter con 4 autogol. Rimase però la soddisfazione di chiudere l’andata seconda in classifica. La domenica dopo, al termine di una grande partita, il Catania batté per 4 a 3 nientemeno che il Milan di Gipo Viani che annoverava tra le sue fila, Liedholm, Altafini, Ghezzi, Mora e Trapattoni. Nel 1961/62 10° posto, passandosi lo sfizio di battere in casa la Juventus di Charles e Mora per due a zero. Nel 1962/63 11° posto, con l' impresa di battere l’ Inter di Helenio Herrera, che poi vincerà lo scudetto e la coppa dei campioni e in quella clamorosa di battere la Juventus a Torino per uno a zero. Nel 1963/64 8° posto permettendosi di espugnare Firenze per 2 a 0 , a Torino la Juventus e di pareggiare a Roma con il punteggio di 4-4. Intanto la nuova sede sociale fu ubicata in via Guzzardi al numero 15, prima di passare in piazza Spedini. Nel 1964/65 8° posto. In questi "anni d' oro" diversi giocatori fecero le loro fortune e quelle del Catania. Uno su tutti il portiere Vavassori che fu scaricato dalla Juventus dopo una infausta sconfitta in amichevole della nazionale a Roma contro gli inglesi il 24 maggio del 61, dove l' estremo difensore, entrato al posto di Buffon prese 2 gol gli ultimi15 minuti permettendo agli inglesi di vincere 3 a 2. Si possono vantare anche tre partecipazioni alla Coppa delle Alpi italo-svizzera nel '60, '64 e '66 e due alla Coppa dell' Amicizia italo-francese nel '62 e '63. Nel 1965/66 invece, il Catania fu penultimo e tornò in serie B. Al termine del girone d’andata la squadra aveva totalizzato solo dieci punti e aveva perso troppi incontri manifestando una debolezza caratteriale notevole. Il malumore per questa crisi di risultati aveva contagiato allenatore, squadra e ambiente. Poi un giorno scoppiò la bomba che mise a nudo la debolezza della dirigenza e della squadra. Mentre l’allenatore Carmelo Di Bella dirigeva l’allenamento, un fotografo immortalò inconsapevolmente l’allenatore accanto ad una valigia porta indumenti, l’episodio venne strumentalizzato non poco e Di Bella molto nervoso, vedendo quella foto pubblicata sul giornale fraintese il messaggio, per cui si presentò al presidente Marcoccio dicendo che voleva andarsene. Il presidente tentò invano di dissuaderlo, ma don Carmelo che era un uomo di parola e di grande temperamento, andò via e a lui subentrò l’allenatore in seconda Gigi Valsecchi. Il Catania ebbe inizialmente una bella fiammata d’orgoglio. Alla quinta di ritorno, nell’incontro al Cibali con l’Inter di Herrera, che annoverava tra le sue fila Bedin, Jair, Mazzola, Corso, Sarti e che l’anno prima avevano vinto lo scudetto, coppa campioni e coppa intercontinentale, davanti ad una folla immensa e festante, gli etnei fecero un incontro memorabile e batterono l’ Inter per uno a zero, con un goal di testa del suo più forte giocatore, Carlo Facchin. Sembrava l’inizio di una ripresa per gli etnei , ma purtroppo non fu così; i rossazzurri vinsero solo due volte nel girone di ritorno, con la Roma per uno a zero, e con il Varese per tre a zero. Quell’ anno la squadra si classificò penultima dietro il Varese retrocedendo in cadetteria, dopo sei anni di massima serie. Inoltre alla fine del campionato il Catania partecipò a due incontri internazionali nell’ambito della coppa Amicizia: con il Lens e a Grenoble nell’ambito del gemellaggio della stessa città con Catania, perdendo ambedue gli incontri in modo netto. Nel 1966/67 3° posto nella serie cadetta. La squadra venne affidata ad un ottimo allenatore per quel tempo, Dino Ballacci, un sergente di ferro affezionato alle proprie idee che però non ebbe grande feeling con la gente di Catania. Nella fase iniziale la squadra tardò a trovare i giusti ritmi, poi con il rientro di Calvanese la squadra cominciò ad avere una sua fisionomia e ottenne brillanti risultati totalizzando 42 punti. Quell’ anno furono promosse in Serie A Sampdoria e Varese. Il Catania perse a tavolino l’incontro con il Modena a Catania in quanto un giocatore del Modena era stato colpito da un sasso proveniente dalla tribuna. Giocò con il Palermo allenato dall’ex Carmelo Di Bella pareggiando in casa. Nel girone di ritorno il Catania incamerò la bellezza di 25 punti, andando a vincere a Palermo grazie ad un goal dell’estroso Mario Fara. Nel 1967/68 solo 10° posizione. Nel 1968/69 addirittura 11° posto. Con la trasformazione delle squadre in società per azioni, uscì di scena un personaggio che tanto aveva dato al calcio Catania, Ignazio Marcoccio,che aveva regalato alla città, pagine indimenticabili. A Marcoccio subentrò il vulcanico Angelo Massimino uomo competente, appassionato e grande tifoso, che lascerà anche lui un segno indelebile nella storia del calcio catanese e fu subito soprannominato "mister miliardo", in quanto figura di industriale emigrato da giovane in Argentina, aveva fatto fortuna e tornato a casa, l’aveva replicata con l’impresa edile messa su assieme ai fratelli. Sarebbe stato l’uomo della rinascita, pur con i suoi atteggiamenti balzani ma generosi. Ad allenare la squadra tale Egizio Rubino, un gentleman della panchina, allenatore serio e preparato. Nel 1969/70 il Catania comincia il campionato con grande disinvoltura. Massimino prepara le cose per bene: ingaggia il terzino Limena dal Torino, che verrà battezzato il nuovo Facchetti, e che scomparirà tragicamente qualche anno dopo in un incidente stradale alla scogliera. Il mediano Bernardis, detto "Cavallo pazzo" per le sue sgroppate in avanti, Cavazzoni, centravanti di movimento, e, fiore all’occhiello della campagna acquisti, l’ala sinistra Aquilino Bonfanti, grande realizzatore, proveniente dal Verona. La squadra cominciò a spron battuto; nulla fu precluso ai rosso azzurri di Rubino: Mantova, Bergamo, Arezzo sono i campi dove il Catania giocò e diede spettacolo. Bonfanti, Limena e Cavazzoni ripagarono il loro presidente a suon di goal. Il girone di ritorno fu un po' difficile ma la squadra lo superò con grande disinvoltura; tra l’altro esordì quell’anno un catanese purosangue, Mimmo Ventura. La certezza dell’avvenuta promozione si ebbe a Reggio Calabria, nello storico match con la Reggina del 14 giugno del 1970, battuta dagli etnei per tre a uno. Era lo stesso giorno in cui l’Italia giocava con il Messico per l’accesso alla finale dei mondiali del 1970. Quella di Reggio fu la più corposa invasione esterna che il tifo catanese si sia concesso in tutti i tempi. Si calcola che ventimila tifosi si siano trasferiti al di là dello stretto per sostenere la squadra, una formazione umile e compatta che riuscirà a compiere il terzo miracolo. Segna Pirola per i calabresi, pareggia Bonfanti su punizione calibratissima, ma il pareggio non basta. Al 75° finalmente la liberazione: segna Volpato , ed è qui che Massimino, piangendo di gioia, si alza dalla panchina e va verso la tribuna alzando le braccia in una ovazione di pubblico. Il terzo goal del suggello della vittoria lo mette a segno Zimolo. E’ l’ apoteosi quel pomeriggio. I rosso azzurri schieravano: Rado, Strucchi, Limena, Buzzacchera, Reggiani, Bernardis, Volpato, Vaiani, Zimolo, Gavazzi, Pereni e Bonfanti che sarà il capocannoniere della serie B con 14 reti e Rubino, coadiuvato dai fidi Calvanese e Bongiovanni, avrà la soddisfazione di essere premiato come migliore allenatore della serie cadetta. Il Mantova suo immediato inseguitore sarà scavalcato dagli etnei di un punto. L’ anno di serie A 1970/71 fu tutto tranne che gioia: vari problemi interni alla società, con l’ eterna incompiuta dello stadio “Cibali” a cui si attribuivano le cause di certe batoste, portarono ad un 16° e ultimo posto e relativa retrocessione, vanificando l’ impresa dell’ anno precedente. Da ricordare la partecipazione alla Coppa Europa Centrale o meglio conosciuta come Mitropa Cup. Nell’anno 1971/72 il Catania tornato in B liquida il bravo Rubino e si affida alla vecchia bandiera Calvanese, ma farà presto a mollarlo alla terza giornata richiamando l’allenatore Carmelo Di Bella. La società catanese ingaggia il centravanti Quadri , il terzino Guasti dal Prato, l’esperto stopper Spanio, uomo di mille battaglie, l’ala D’Amato dalla Lazio e l’ala sinistra Francesconi, puntuale realizzatore, proveniente dalla Sampdoria ma alla fine della carriera e che si affianca a Bonfanti. Con questa squadra molto bene equilibrata Di Bella infila una serie positiva vincendo a Como e a Modena, ma alla tredicesima giornata di campionato scende a Catania il Livorno. L’arbitro Porcelli di Lodi, dopo aver fatto finta di non vedere un paio di episodi sospetti in area livornese, convalida un gol irregolare di Righi e i tifosi inviperiti rispondono con una sassaiola da dimenticare. Il campo del Catania venne squalificato per quattro giornate e gli etnei furono costretti a peregrinare per i campi siciliani. Il Cibali riapre i battenti con il pareggio con il Palermo, e la vittoria ottenuta sul neutro di Alessandria con il Monza, mettono gli etnei in condizione per poter ambire alla promozione in A. Durante l’incontro in casa con il Como, il Catania ha l’opportunità di vincere per ben due volte grazie a Francesconi, ma non c’è nulla da fare contro l’agguerrita difesa lariana. A tre minuti dalla fine l’arbitro Sgherri inspiegabilmente concede un rigore inesistente al Como. Scoppia la fine del mondo: prima un tentativo di sassaiola, poi l’invasione di campo; l’arbitro viene colpito mentre rientra negli spogliatoi. Il referto dell'arbitro è duro, ma la risposta del giudice sportivo è tremenda: cinque giornate di squalifica che chiude l’anno con l’amaro in bocca e qualche recriminazione, a ragione, con un 8° posto. Nella seguente stagione 1972-73 il malcontento dei tifosi è immenso, prima perché la società decide di sfoltire i ranghi mandando via Baisi e Bonfanti insieme a Pereni; viene ingaggiato il centravanti Turchetto dal Vicenza , il terzino Simonini dal Modena, lo stopper Ghedin dalla Fiorentina, Picat Re, punta dal Novara e Muraro portiere dal Rovereto. Le difficoltà cominciano dal ritiro precampionato: mettersi d’accordo con i giocatori fu un compito arduo per via dei contratti di ingaggio. Finalmente il campionato comincia e Di Bella, con i giocatori a disposizione, dopo una coppa Italia disastrosa, apre con un successo e continua vittoriosamente, perdendo pochi incontri per tutto il girone di andata. Dopo qualche battuta a vuoto nelle prime giornate del girone di ritorno, il Catania ha il colpo d’ala vincente a Mantova prima e a Catanzaro dopo. Ma per una serie di incontri sbagliati, situazioni societarie particolari, fallisce la promozione in serie A. Il Catania chiude il campionato a 43 punti, al 5° posto, vedendosi passare la promozione sotto il naso. Per la seconda volta il cannoniere principe è Francesconi. La società calcio Catania era stata duramente contestata dalla frangia di tifosi più esagitati. Ad essa vennero imputati molti errori. Massimino deluso da questo atteggiamento, consegnò la squadra al dottor Salvatore Coco, un politico che al comune di Catania aveva fatto tutta la trafila politica, da consigliere ad assessore, fino a diventare sindaco. L’anno seguente 1973/74 la disfatta dopo lunghi periodi di esaltazioni e di recenti amarezze: 18° e ultimo posto in serie B e retrocessione in serie C nel girone C. Coco operò alcuni cambiamenti, cominciò con l’ affidare la guida tecnica a Guido Mazzetti e operò alcuni acquisti. Tra questi il forte terzino dell’Acireale Ceccarini; dalla squadra primavera della Fiorentina arrivarono il promettente centravanti Piccinetti, tecnicamente forte ma ancora acerbo, e il terzino Ghedin, attuale secondo di Trapattoni ai mondiali. Inoltre si procedette all’acquisto del mediano siciliano, Fatta del Cantieri Navali di Palermo e dalla Reggiana arrivarono Benincasa, libero di buona levatura e con una buona esperienza e per ultimo, come classica ciliegina sulla torta, l’ala Spagnolo, braccato dagli operatori di mercato di tutta Italia e che il Catania si aggiudicò con un sacrificio finanziario notevole, essendo stato l’anno prima cannoniere principe. Il campionato cominciò a ritmo blando, sembrava che dopo qualche incontro, la squadra dovesse trovare la sua fisionomia, ma chiuse il girone di andata ancora in condizione di doversi salvare. Durante il girone di ritorno procedette molto a rilento; Piccinetti, nonostante avesse una buona propensione a smarcarsi in area di rigore, non era altrettanto felice nelle conclusioni a rete. Il solo Spagnolo non poteva bastare, si cercarono altre soluzioni interne, come il far giocare a sinistra il riberese Colombo, ma non ci fu nulla da fare. A questo si aggiunsero arbitraggi poco favorevoli alla squadra. La società esonerò Mazzetti, per dare uno scossone, e la affidò a Valsecchi. Nonostante ciò i risultati non venivano, per cui alla nona giornata di campionato, girone di ritorno, durante l’incontro tra Catania e Novara, i tifosi esternarono il loro disappunto con una invasione di campo, che costò al Catania una multa salata e la squalifica del Cibali. Si tentò l’ultima carta disponibile: fu chiamato al capezzale di questo grande malato, la vecchia gloria Memo Prenna, che esordì in campo neutro a Reggio Calabria, impattando poi con l’Ascoli dell’allora presidente Rozzi. Nonostante la grinta di Memo e la voglia di riuscire, il Catania, dopo venticinque anni vissuti tra A e B , retrocedette in terza serie. Per i catanesi fu una grande amarezza. I tifosi solo allora capirono l’importanza di Angelo Massimino, animo semplice e cuore grande. Nel 1974/75 immediata risalita con 1° posto e ritorno in seconda serie con l’ accoppiata d'attacco Ciceri e Spagnolo autrice di 36 gol, record per la categoria. Massimino rientrò di gran carriera alla presidenza, anche perché la tifoseria lo reclamava a gran voce. Elaborò allora un piano per far tornare in serie B il Catania. Svecchiò la squadra, ingaggiò dei buoni elementi su segnalazione di quell’ ottimo talent-scout che è Gennaro Rambone, al quale affidò la squadra, valorizzando alcuni elementi del vivaio locale quali Angelozzi, Blatti, Castorina, Cantone e Leonardi. Fu un anno a dir poco splendido. La sede sociale di allora era al civico 2 di viale Marco Polo. Nel 1975/76 salvezza ottenuta per via del 17° posto in graduatoria. Angelo Massimino, dopo il solito tira e molla estivo se lasciare o meno la squadra, voleva che altri imprenditori si facessero partecipi con i fatti e non solo a parole, all’apertura del mercato estivo non esitò a preparare la squadra per la serie B, ma alla fine i conti non tornarono. Il tracollo arriva nel 1976/77 con il 19° posto e retrocessione in terza serie girone C. Nel 1977/78 è 1° posto a pari merito con la Nocerina, con la quale però perde lo spareggio, il 18 giugno '78, per 2 a 1 giocato a Catanzaro il 18 giugno con reti di Bortot per gli etnei con Bozzi su rigore e Spada che ribaltano il risultato. I politici locali come al solito attaccarono Massimino, come se solo lui fosse il responsabile, per cui, deluso e amareggiato, Massimino si chiuse in un mondo tutto suo e cominciò a costruire la squadra che doveva affrontare la Serie C, ma si vanificò la stagione con lo spareggio di Catanzaro e le polemiche del dopo partita furono velenose ed ebbero uno strascico non proprio positivo per l’immagine della città. Intanto la Lega riforma la serie C. Nel 1978/79 Serie C1 gir. B, 3° posto e promozione sfiorata dietro Pisa e Matera. A Pisa avvennero cose incredibili, la squadra catanese venne aggredita in modo violento dalla tifoseria pisana; ci fu una protesta in Lega e per parecchio tempo le cronache locali ne parlarono. La stampa nazionale, come sempre, ignorò i fatti. Nel 1979/80 il Catania vince il campionato di serie C1 gir. B arrivando 1° con due giornate di anticipo. Massimino per rinnovare la squadra fece uno sforzo economico che gli attirò le simpatie della tifoseria. In difesa si distinse il portiere Sorrentino che nelle classifiche nazionali risultò il miglior portiere della C: il Catania fu promosso con grande gioia di tutta la città. Nel 1980/81 la squadra ha un inizio di stagione non troppo esaltante. Addirittura, alla fine dell'incontro casalingo con la Sampdoria di Riccomini, perso malamente per 2 a 1 grazie anche alle belle parate di Garella, i tifosi, scontenti per la sconfitta, bruciano le bandiere e i vecchi gradoni. Si uscì dallo stadio tutti con gli occhi tappati a causa di un fitto lancio di lacrimogeni da parte delle forze dell'ordine. Ne fa le spese il tecnico De Petrillo. Massimino rafforza la squadra al mercato di ottobre: arrivano Salvatori e Mosti dalla Pistoiese e De Falco dal Como e richiama come allenatore Guido Mazzetti. Nel girone di ritorno nell’incontro con l’Atalanta , l’arbitraggio fu da censura nonostante la società si fosse lamentata in Lega per la disparità di trattamenti, per cui i tifosi esasperati si abbandonarono alle solite scaramucce. La Lega appioppò una giornata di squalifica. Ma la squadra aveva un buon carattere e si salvò all’ultima giornata con 35 punti. Quell’anno il campionato annoverava squadre del calibro di Milan, Lazio, Genoa e Sampdoria, per cui quella salvezza equivaleva a una promozione, piazzandosi al 13° posto. Nel 1981/82 il Catania grazie ai buoni rapporti con l' Inter ringiovanisce un po' la rosa della squadra. Dalla società nerazzurra arrivano Testa, Tedoldi e Crialesi. Dalla Spal vengono acquistati il libero Brilli e lo stopper Miele. Dalla Sampdoria viene preso il fortissimo Enrico Vella. Per ultimo come sempre arrivò il fiore all’occhiello della campagna acquisti, il centravanti ala Cantarutti dal Pisa, dopo un tiro e molla tremendo con il presidentissimo del Pisa Romeo Anconetani. Mentre ad ottobre vengono a rafforzare la squadra anche Gamberini dal Bologna e Caputi dal Taranto. Il Catania disputa un buon campionato, riesce a migliorare il piazzamento dell'anno precedente piazzandosi 9°, e getta le basi per un futuro migliore. Anche lo stadio vede benefici: fu dotato della Curva Sud e la tribuna A fu coperta. Poi, nel 1982/83 ritorna in A per la quarta volta. Massimino questa volta fa le cose per bene ed ingaggia subito un allenatore di grido per la categoria: Gianni Di Marzio. Il quale vuole con se gente come Ranieri (che aveva avuto già a Catanzaro), Mastropasqua e Giovannelli. Finale di campionato da paura con sconfitta alla penultima contro la Lazio, inondata in un mare di polemiche, e vittoria al Cibali contro il Perugia. La Cremonese non passando a Varese e il Como vincendo a Bari, portò il 3° posto in campionato proprio a pari punti con le due lombarde, quindi la promozione arriva dopo gli spareggi di Roma contro Como, uno a zero per i rossazzuri con colpo di testa vincente di Crialesi e 15000 tifosi al seguito, e Cremonese, zero a zero con 40000 catanesi all’ Olimpico in festa. Reti bianche tra lariani e comaschi. La formazione era la seguente: Sorrentino, Ranieri, Mosti, Giovannelli, Chinellato, Mastropasqua, Morra, Mastalli, Cantarutti, Crusco e Crialesi. Nella rosa c'erano anche Onorati, Ciampoli, Barozzi, Paganelli, Gamberini, V. Marino, Labrocca e Picone. E’ il 25 giugno del 1983 e la storia si ripete per la quarta volta. Quando l’arbitro decretò la fine ci furono scene di giubilo; le vie di Roma si riempirono di tifosi catanesi. La stazione Termini, l’aeroporto e l’autostrada fino a Reggio era uno sventolio di bandiere. Il fiume di gente che a Roma aveva vissuto scene memorabili alle 23,30 sbarcò all’aeroporto. Fu una festa immensa dopo la sofferenza degli spareggi, una vittoria che Massimino con la collaborazione di Di Marzio aveva vinto a danno di detrattori che non facevano altro che criticare la gestione basata sull’improvvisazione. Naturalmente anche i detrattori di Massimino cavalcarono il cavallo del vincitore. Nella stagione 1983/84 il Catania affronta il suo nono campionato di serie A. Si parte dalla riconferma di Gianni Di Marzio. Il Catania, durante il mercato estivo, aveva rifiutato gente del calibro di Prohaska, Juary, e Colomba, si disse che erano troppo vecchi. Massimino aveva puntato su due giovani promesse del calcio brasiliano Luvanor e Pedrinho, e su alcuni elementi considerati "adatti" ad una matricola: Torrisi, Saladini e Bilardi. ad ottobre invece, arrivò il giovane e promettente Andrea Carnevale dal Cagliari. Di Marzio viene esonerato nel corso del campionato e la squadra viene affidata a Gianbattista Fabbri, che purtroppo, non riesce a fare il miracolo e il Catania retrocede, ultimo posto, in serie B. Con il Milan di Gerets arbitro Benedetti, il Catania disputò uno degli incontri più vivaci della sua sfortunata e disastrosa stagione. Dopo essere passato in vantaggio con Cantarutti, l’arbitro Benedetti di Roma si scatenò contro il Catania, non concesse un rigore sacrosanto e cominciò a fischiare a destra e a manca, non si comprese questo arbitraggio cosi negativo che fruttò il pareggio ad un Milan abulico e privo di idee, tanto che l’indomani dopo che le televisioni nazionali mostrarono lo scandalo di questo arbitraggio, Benedetti rassegnerà le proprie dimissioni. I giocatori e l’allenatore Fabbri nonostante la buona volontà mostrata si demotivarono ma disputarono degli incontri con l’ Inter e l’Udinese di Zico molto validi sul piano atletico. Chiusero la sfortunata annata a 12 punti, contornati di problemi nello spogliatoio e pochezza tecnica. Nel 1984/85 arriva come allenatore Mimmo Renna coadiuvato, solo per sei mesi, da Giacomo Bulgarelli come direttore sportivo. Si disputa un campionato anonimo piazzandosi al 15° posto. Nel 1985/86 tornano due vecchie conoscenze dei catanesi: Giovanni Mineo come general manager e Gennarino Rambone come allenatore. Il Catania si piazzò 13°. Nel 1986/87 nonostante i giocatori di primo piano come Benedetti, Tesser, Braglia, Canuti e Borghi tanto per fare alcuni nomi, la squadra etnea retrocede in C1 con un penultimo posto. Nel 1987 furono compiuti i maggiori lavori di ammodernamento dello stadio con la costruzione della nuova curva nord. Nel 1987/88 dopo ennesime polemiche arriva al timone della società Angelo Attaguile che rileva la squadra a campionato iniziato. Massimino era entrato nella determinazione di farsi da parte e cedere la società ad altri imprenditori: la cordata era capeggiata anche dal dott. Proto e il dott. Aiello. La cessione andò a buon fine e Massimino lascerà la società ai nuovi proprietari dopo 17 anni di regno. All'inizio sembrava che non avesse lasciato rimpianti, ma dopo ci si rese conto della perdita di quest’ uomo vulcanico, passionale, dai modi bruschi, ma impegnato nel dare alla città una squadra degna. La prima mossa fu l'ingaggio di un nuovo allenatore: Pietro Santin (sostituito poi da Bruno Pace) che prende il posto di Osvaldo Jaconi. Al termine di quella stagione si sfiora addirittura la C2, classificandosi al 15° posto, evitata solo dopo lo spareggio con la Nocerina disputato a Cosenza e vinto per due a zero con gol di Marini e Borghi. I tifosi catanesi, impareggiabili come sempre, diedero un grande contributo di presenza e di forza. Ottenuta la salvezza in C1, ci restammo per 5 anni. Nella stagione 1988/89 ci fu un anonimo 10° posto. Si cominciò con la riconferma Bruno Pace. La nuova dirigenza nonostante volesse dare esempio di grande organizzazione mancava di mezzi finanziari e vennero acquistati dei giocatori con la formula del prestito e della comproprietà. Venne acquistato il centravanti D’Ottavio che era stato il capocannoniere della serie C, il mediano Raise, l’interno Scienza dal Torino, ottimo intenditore e tiratore dalla media distanza, poi si puntò alla valorizzazione dei giovani locali come Tarantino, esperto stopper, al pieno recupero di Mastalli, che a Lecce aveva disputato un campionato in chiaroscuro. I risultati non lo tradirono la squadra cominciò con il fare una serie di risultati utili che portarono il Catania fuori dalle sabbie mobili della retrocessione. Nel 1989/90 sempre 10°. Fu ingaggiato l’esperto portiere del Como, Paradisi, il mediano Salvatori, l’interno molto interessante Leo Rossi, il mediano Della Scala dall’Empoli, il mediano Manieri, l’ala Grezzi che si era messa in luce in serie C, il centravanti Loriano Cipriani, un attaccante che rimarrà sempre nel cuore dei tifosi catanesi, lo stopper Schio, il terzino Fragliasso, dalla Juve Gela arrivarono due grandi promesse del calcio siciliano l’ala Docente e il terzino Zuppardo. Fu messa a disposizione di Russo una buona squadra. Ma dopo risultati alterni e una pesante sconfitta a Brindisi, portò la dirigenza all' esonero del tecnico e si chiamò un grande allenatore, soprattutto un professionista e una persona seria e preparata, Angelo Benedicto Sormani, centravanti dei tempi d’oro del Milan che aveva ricoperto la carica di secondo di Liedholm a Milano. Nel 1990/91 11° posizione. La dirigenza catanese conferma l’allenatore Sormani. Essa procedette all’acquisto del libero D’Aloisio, il terzino Del Vecchio, il tornante Esposito, l’ala Pelosi, il centravanti Cecconi, il mediano Patta e l’interno Vanzetto. Quella del Catania fu una stagione senza infamia e senza lode ma vennero valorizzati alcuni buoni elementi. Nel 1991/92 6° posto. Quell’ anno la nuova dirigenza decise di fare le cose in grande per tentare la scalata in serie B. Angelo Attaguille chiese aiuto economico e lo ottenne da altri imprenditori. Si offrì di aiutare il gruppo l’imprenditore Salvatore Massimino con il nipote Alfio Luciano. Turi Massimino portò a Catania l’allenatore Pino Caramanno, preparato tecnicamente, che richiese alla società parecchi giocatori per ottenere quel salto in B che i tifosi aspettavano con ansia. Furono ingaggiati il portiere Grilli, il difensore Colasante, l’interno Spigarelli, il terzino di fascia Caini, la mezzala Palmisano e il forte terzino Dondoni dal Lecce, il mediano Nicoli e licatese Romano che tanto bene aveva fatto a Licata con Zeman, inoltre vennero ingaggiati l’esperto mediano Marchetti e il libero Caliari. L' alternanza dei tecnici Caramanno, Vannini e di nuovo Caramanno non portò all'auspicata promozione, e anzi una gestione della campagna acquisti poco oculata, aveva provocato una voragine nella già precaria situazione economica del club, tanto che la squadra venne messa in liquidazione e i giocatori migliori venduti. Fu una vicenda oscura, trattarono il Catania a pesci in faccia; chiunque vantava crediti dal calcio Catania. La Federazione intimò al Catania di risanare il pesante deficit, frutto di stagioni inconcludenti e poco serie. Fu così che al capezzale della squadra intervenne quel grande tifoso che Catania calcistica non dimenticherà mai, Angelo Massimino. Il presidente si presentò in lega con delle garanzie molto convincenti, come le sue proprietà immobiliari, e mise in atto un programma tutto suo che come al solito si rivelò il più efficace. La vecchia gestione era stato dichiarata già fallita, per cui pagò una parte del debito e cerco di risanare vendendo qualche altro giocatore rimasto. Nel 1992/93 8° posto in classificata a causa di una campagna acquisti molto parca: venne ingaggiato il tecnico catanese Bianchetti, il portiere Tontini in prestito dalla Roma, i terzini Bertolone e Di Bin, il mediano Susi, il centrocampista Grossi, l’ala Pittana e la mezzala Greco, il terzino Marcuz. Della stagione precedente i due superstiti furono la mezzala Palmisano e il forte terzino Dondoni. Ma il bello deve ancora arrivare. L' estate del 1993 per il Catania e i catanesi sarà difficile da scordare, quando si visse forse il periodo più nero delle sua storia calcistica: la società venne ingiustamente radiata per inadempienze finanziarie, storia poco chiara a cui si applicarono pesi e misure diverse. E pensare che in quella stagione a Città di Castello gli allievi del Catania si laurearono vice campioni d’Italia nella finale con il Rimini. L’ennesima ingiustizia ci aspettava dietro l’angolo: l’allora presidente della lega Vincenzo Matarrese per una inezia burocratica decretò la fine del catania Calcio. Quel giorno, il 31 luglio, fu un giorno nefasto per la città. Lo spunto lo diede una fidejussione bancaria per l’iscrizione al campionato della squadra che la società fece, a detta della lega e della Covisoc, organo situazione bilanci, in ritardo. Alla fine il presidente, accompagnato dall’avvocato Ingrassia, fu colto malore, il verdetto vergognoso, nonostante il Cavaliere avesse dato alla Covisoc tutte le ricevute liberatorie dei giocatori e le fideiussioni richieste, Matarrese fu irremovibile. Ma Massimino ancora una volta si rimboccò le maniche, pagò tutti i debiti che la vecchia società aveva accumulato, sanò le pendenze e intraprese una battaglia legale per evitare il disastro. Dopo le sentenze a nostro favore del TAR etneo, del CGA di Palermo, dal TAR del Lazio e dal consiglio di stato, tutti noi speravamo in una riammissione in serie C1, ma la FIGC inserirà la società nel campionato di eccellenza regionale, quindi anche con le ragioni a nostro favore, ricominciammo praticamente da zero. Intanto oltre l'enorme danno arriva pure la beffa, che fortunatamente si rivelò effimera ma creò scompiglio in città, l'Atletico; un manipolo di "arribbattuti", tradendo la loro fede, ebbe il coraggio prima di cambiare bandiera per poi tornare quando il nostro magico Catania si ripresentò prepotentemente. Nel 1993/94 dopo un 3° posto in eccellenza siciliana gir. A, grazie ad una rosa formata dal direttore sportivo Vittorio Galigani, il Catania viene ripescato nel CND ovvero campionato nazionale dilettanti. La guida tecnica in quella stagione era stata affidata in un primo momento a Franco Indelicato. Campionato di rinascita iniziato con un mese di ritardo rispetto alle altre squadre , per ovvi motivi, giocando tre partite a settimana per recuperare. Purtroppo, le cose inizialmente non andarono molto bene e al suo posto venne chiamato Lorenzo Barlassina, già ex giocatore etneo negli anni '80. Nel 1994/95 dal CND gir I la formazione catanese, ritorna in serie C2 vincendo il campionato dopo una lunga lotta con il Milazzo. L'allenatore era Angelo Busetta che aveva sostituito Pier Giuseppe Mosti dopo poche giornate dall'inizio del campionato mentre il direttore sportivo era Franco Mazza. Da ricordare l’ esodo dell’ ultima partita a Gangi che vide il trionfo dei rossazzurri. Nel 1995/96 il Catania torna nei professionisti affrontando il campionato di C2 gir. C, con un 8° posto. Come allenatore viene scelto Lamberto Leonardi, con ds Renzo Castagnini. Il tecnico romano non riuscì a legare con l'ambiente e la società chiamò Mario Russo, tecnico di grande esperienza. I dolori di un acciaccato Massimino, non erano finiti, ma lui andava avanti ancora. Nel corso del 1996 la squadra non riusciva ad ingranare, aveva cambiato tre allenatori ma non c'era nulla da fare e rischiava di finire nella bassa classifica. Le contestazioni erano ricominciate, e mentre la squadra si allenava sul campetto di Valverde, alcuni esagitati aggredirono il presidente e alcuni calciatori. Ma stava per accadere l'impensabile: un incidente automobilistico sull’autostrada Catania - Palermo portò la morte del cavaliere Angelo Massimino. Quello dove il presidente perse la vita fu l'ultimo viaggio per la sua squadra: andava a sollecitare contributi pubblici per risollevare le sorti del Catania. Era il 4 marzo del 1996, il nostro Angelo aveva 69 anni ed era quasi cieco per il diabete. Catania perdeva un uomo generoso, un grande, furbo, scarpe grosse e cervello fino per molti, ma più che un semplice presidente per Catania e il Catania, un presidentissimo. L'iter per l'intitolazione dello stadio allo scomparso presidente prese inizio nel maggio del 2001 quando l'allora ministro dell'Interno, Enzo Bianco, concesse la deroga necessaria per le persone decedute da meno di 10 anni. Finalmente il 20 Giugno del 2002 è stata scoperta, dal sindaco di Catania Umberto Scapagnini, la lapide che intitola lo stadio Cibali, del capoluogo etneo, allo scomparso cavaliere Angelo Massimino. Alla cerimonia presero parte l'assessore allo Sport, Angelo Di Caro, la moglie ed i familiari dell'ex presidente e tutta la tifoseria etnea. Lo stadio "Angelo Massimino", ex Cibali, riveste quindi oggi un duplice significato storico, per i tifosi rossazzurri. La città lo piange e lo ricorda ancora oggi, in ogni bandiera, in ogni coro, in ogni parola buona verso quei colori che lui per prima amava, l'immagine del presidente resterà, incancellabile nei secoli. Ma nonostante tutto la sua famiglia continuò a gestire la società: la moglie del presidente che insieme alla famiglia tutta, e con la fattiva collaborazione dei generi ingegnere Insalaco e dottor Conti e al nipote, che già affiancava il presidente ormai malato. Nuovi uffici della sede sociale in via Cristallo nella zona di Canalicchio. Nel 1996/97 al termine del campionato di C2 gir. C arriva un 4° posto ma non basta per acquisire la promozione diretta. Si deve spareggiare per i play-off contro la Turris. Il Catania pareggia zero a zero al Cibali ma perde per di misura il confronto di ritorno sul neutro di Avellino ed esce battuto. L'allenatore era Giovanni Mei che a stagione in corso aveva sostituito Angelo Busetta. Intanto lo stadio ebbe l' ultimo intervento di restaurazione per ospitare al meglio le gare di atletica leggera delle Universiadi del 1997 , ed in tale occasione sono state demolite ed interamente ricostruite sia la tribuna B che parte della tribuna A , in pratica delle vecchie storiche tribune e curve non v'è più traccia . Nel 1997/98 Giovanni Mei viene confermato ma la squadra alterna prestazioni positive ad altre tutte da dimenticare. Il direttore sportivo era Silvano Mecozzi. La società decide di esonerare Mei e per salvare la stagione venne chiamato Franco Gagliardi, che capisce subito che bisogna salvare il salvabile e pensa bene di badare al sodo dando alla squadra un'impostazione non troppo spregiudicata conducendola al traguardo in modo tranquillo. Il Catania quell' anno si piazzò al 10° posto. Nel 1998/99 la società prepara la squadra già in estate affidando la campagna acquisti al nuovo direttore sportivo Silvano Mecozzi, il quale chiama alla guida tecnica Piero Cucchi. Arrivano diversi giocatori che in C2 fanno la differenza: l'attaccante Francesco Passiatore dal Benevento, il centrocampista Marziano dal Como, Pietro Tarantino dalla Turris, Alessandro Furlanetto dalla Spal e Gennaro Monaco dalla Juve Stabia. A fine stagione, il Catania arriva al 1° posto del girone C della Serie C2 collezionando 59 punti. L’incontro che decretò la vittoria finale fu con il Messina al Cibali. Dinanzi ad un pubblico entusiasta e numeroso la squadra diede il meglio di se stessa, con una partita ineccepibile suggellata da un gol strepitoso di Manca su cross di Cicchetti, proprio in zona "Cesarini". Il Cibali esplose. La folla sapeva che quella rete voleva dire promozione in C1, che una lega miope e in mala fede aveva tolto alla città senza valutare nulla, e dandole l’umiliazione di retrocederla nel campionato di eccellenza, ma che la famiglia Massimino con grandi sacrifici e con l’apporto di uomini validi, Cucchi e Mecozzi in testa, aveva riconquistato. Nel 1999/00 viene smantellata la squadra della promozione. Vanno via alcune "bandiere" come Gennaro Monaco, Bifera, Furlanetto. C'è un nuovo direttore sportivo: Guido Angelozzi, catanese purosangue ed ex giocatore etneo anni '70. Un nuovo allenatore che pratica il gioco a zona come Gianni Simonelli. Ma soprattutto tanti volti nuovi tra i giocatori: Napolioni, Facciotto, D'Angelo, Pagano, De Silvestro, Recchi e cosi via. Tra i "vecchi" rimangono Passiatore, Manca e Marziano. Il Catania si piazzò al 7° posto. Nel 2000/01 la società, contesa dalla famiglia Virlinzi che si interessò all' acquisto, rappresentata da Pippo Baudo , legato alla famiglia da vincoli di amicizia, viene rilevata dalla famiglia Gaucci. Era il 25 maggio. Luciano Gaucci è il patron mentre il figlio Riccardo è il nuovo presidente, stabilitosi nella sede sociale di piazza Verga angolo corso Italia. Quando arrivarono a Catania per la presentazione ai tifosi al palazzetto dello sport di piazza Spedini, la folla era straripante. Tra i giocatori ci sono diverse facce nuove: Umberto Marino, Turchi, Zeoli, Cicconi, Campolo, Capparella e Zancopè, insomma, tutta gente di primo ordine per la serie C. La squadra, disputa un girone di andata piuttosto deludente, e ne fanno le spese l'allenatore Ivo Iaconi, esonerato per ben due volte e sostituito in entrambe le circostanze da Vincenzo Guerini, e alcuni giocatori. Il Catania si riprende, e grazie ad un favoloso ed indimenticabile girone di ritorno, e all'innesto di qualche giocatore di categoria superiore come Pane, Cordone, Corradi, Ambrosi e Criniti, arriva meritatamente il 3° posto che vale l'accesso ai playoff. Nella primo turno il Catania affronta il forte Avellino, uno a zero a sfavore al Partenio e due a zero al Cibali e Catania che riesce ad avere la meglio, grazie alle reti di Cordone e Ambrosi. Quindi va in finale contro il Messina. La partita di andata si gioca al Cibali e gli etnei non vanno oltre l' uno a uno con il vantaggio firmato da Criniti. La partita di ritorno al Celeste, da dimenticare per i rosso azzurri che vengono sconfitti di misura. Sfumano i sogni di gloria. Nel 2001/02 la società mantiene l'intelaiatura dello scorso anno ed aggiunge alcuni giocatori di spessore: Eddy Baggio e Fini su tutti. L' inizio della stagione non è scoppiettante e ne fa le spese l'allenatore Ammazzalorso. Al suo posto viene chiamato Pietro Vierchowod, il quale, non riesce a concludere il campionato per alcuni contrasti con la società. A questo punto, la guida tecnica viene affidata a Francesco Graziani già responsabile dell'area tecnica, coadiuvato da Maurizio Pellegrino, responsabile delle giovanili. Il Catania conclude il campionato al 3° posto ed accede ancora una volta ai play-off per andare in B. Gli avversari sono l' ostico Pescara, il Lanciano e il Taranto. Nella prima fase il Catania affronta il Pescara che riesce a superare grazie alla sconfitta dell'Adriatico per uno a zero e alla vittoria con identico punteggio al Cibali con gol di Cicconi. La finale è Taranto contro Catania. Una finale al cardiopalmo e zeppa di polemiche. All'andata gli etnei superano i pugliesi per uno a zero con un gran gol di Fini, mentre nella partita di ritorno pareggiando a reti bianche in Puglia, conquistano la tanto attesa promozione in serie B che mancava ormai da ben 15 anni. Riconquistata la serie cadetta, nella stagione 2002/03, la società cerca di costruire una squadra degna della categoria e il ds Nicola Salerno chiama l'allenatore Osvaldo Jaconi, un gradito ritorno il suo, che aveva appena vinto il girone A della C1 con il Livorno, l'esperto Lulù Oliveira, che diventa subito leader e capitano della squadra, Vito Grieco, centrocampista dai piedi buoni, mentre dalla Juve, arriva Jaroslav Sedivec, un gran talento, e poi ancora, Martusciello, Malusci. A campionato in corso, invece, arrivano presi il portiere Castellazzi dalla Reggina, Gatti dal Perugia, il greco Kiriazis, Mirri dall'Empoli e Taldo dal Modena. Tra i "vecchi" vengono riconfermati Fini, De Martis, Zeoli e Iezzo. Vanno via invece i vari Baronchelli, Baggio, Bonomi e Breda. A gennaio ceduto anche Cicconi, che comunque trova il tempo di giocare 8 partite e segnare un gran gol alla Salernitana. Purtroppo non viene rinforzato il reparto arretrato che, alla fine, si rivelerà il punto debole della squadra. Ne fanno le spese diversi allenatori: Jaconi va via addirittura durante il precampionato. Stessa sorte tocca a Maurizio Pellegrino, che il presidente Riccardo Gaucci aveva promosso a pieni voti dalle giovanili, ed esonerato dopo la partita interna col Napoli. Si ricorre addirittura a John Benjamin Toshak, gallese, ex sergente di ferro del Real Madrid, anche lui va via dopo la partita col Napoli al San Paolo. Si continua con Edoardo Reja, tecnico esperto e grande conoscitore della serie cadetta, anche lui viene esonerato. Ed Infine per salvare la barca che affonda viene richiamato Vincenzo Guerini, già al Catania due anni prima. La stagione viene comunque macchiata dall'arrogante comportamento della FIGC che, in maniera vergognosa, cerca di affondare il Catania. Il caso scoppia il 12 aprile quando al "Massimino" si gioca Catania - Siena. Martinelli, giocatore del Siena, non avendo scontato la squalifica giocando con la primavera scatena il così chiamato "CASO CATANIA". Una sequenza di ingiustizie che penalizzano il Catania e decisioni assurde che tutta l' Italia contesta. Una su tutte quando viene messa in discussione l' inappellabilità della CAF, fino a quel momento dal giudizio immodificabile. Intanto il 7 giugno finisce il campionato di B. Il Catania, vista la decisione della Corte Federale del 22 maggio, che aveva annullato la sentenza della CAF, avrebbe in classifica 44 punti, anziché 46, ed è al 17° posto. Quindi retrocesso in C1. Inizia un vero e proprio duello fra la FIGC, nella persona di Carraro, e il Catania Calcio. Il 19 agosto, dopo un'estate ricca di colpi di scena, fra cui anche lo scandalo delle false fideiussioni presentate da Roma, Napoli e Spal, interviene il consiglio dei ministri approvando un decreto che ribadisce l'autonomia della giustizia sportiva. Mentre il consiglio federale, il 20 agosto, vara la nuova serie B a 24 squadre, riammettendo di diritto il Catania, e ripescando il Genoa, la Salernitana e la Fiorentina incomprensibilmente dal campionato di serie C1. Un tormentone estivo che evidenzia le lacune e gli errori di una federazione che il Catania, il 1993 insegna, ha rifronteggiato con decisione di chi è nel corretto. La stagione 2003/04 si può definire incredibile: nessuno avrebbe scommesso tanto su una squadra, che dopo il tormentone estivo e un calcio mercato gaucciano fatto di tanti prestiti, riesce ad imporre un proprio gioco, mantenendo comunque la parte sinistra della classifica fino all' inizio del girone di ritorno, dove il mercato di riparazione sfruttato in modo opportuno ovvero con qualche sacrificio economico, avrebbe consentito di fare il salto di qualità considerata l' unicità di un torneo a 24 squadre con ben 5 promozioni più la sesta dopo lo spareggio con la quart' ultima di serie A. Ma purtroppo così non è stato e il solo Taldo ritornato dal Modena e qualche altro rincalzo, non hanno permesso di elevare il tasso tecnico di quel tanto in modo da poter almeno tentare l' assalto per la promozione. A poche giornate dal termine, il patron Gaucci, dopo diverse partite sonoramente perse, su tutte l' onta della sconfitta del derby con i rosellina, prende una decisione che ha dell' incredibile: mettere fuori rosa 4 giocatori in scadenza di contratto, Sturba, Sasà Monaco, Grieco ma soprattutto un atleta che ha sempre dato il massimo attaccamento alla maglia, un signore fuori dal campo, il capitano Lulu' Oliveira. La dirigenza, poco presente, non si è attivata per rafforzare l'organico. A tal riguardo diverse opinioni girano tra i supporter rosso azzurri. Ma la verità alla fine salta fuori: già dal mese di dicembre, il mese prima del famigerato mercato di rinforzo, ci furono contatti tra la famiglia Gaucci e colui che a breve sarebbe diventato in nuovo presidente del club calcio Catania, Nino Pulvirenti, già patron dell' Acireale. Il 26 maggio 2004 l' annuncio ufficiale con il passaggio di consegne tra un personaggio, Gaucci, dal puro fine imprenditoriale che ha comunque riportato a Catania la serie cadetta, ha sostenuto diverse battaglie ma alla fine ha tradito una intera città, e un personaggio Pulvirenti, catanese tifoso del Catania (finalmente), il cui sogno di presiedere la squadra finalmente si è avverato. "Se il Catania non sale in A lascio il calcio" tuonava Gaucci, in una delle sue solite uscite, ma alla fine qualcosa ha lasciato, una città che l' ho aveva ben accolto, da cittadino onorario, e la squadra, portandosi in Umbria la maggior parte dei componenti della rosa, rimasti solo Padalino e Firmani, e arraffandosi tutto quello che poteva. Alla fine sarà 7° posto e se si pensa che solo sei punti ci separavano dalla gloria è un vero peccato. La nuova società mostra idee chiare e precise, ed evidenzia delle priorità su cui si punterà: creare una struttura di proprietà del Catania per gestire la prima squadra, il settore giovanile e la scuola calcio, perseguire un programma triennale per raggiungere la massima serie e puntare sul vivaio. La stagione 2004/05 precede un' altra "calda" estate dove lo scandalo del calcio-scommesse, poi praticamente insabbiato, e i problemi economici di varie società, sono i protagonisti. E cambiato pure il format della B con 22 squadre, tre promozioni e play off. Ma finalmente un' estate che vede il Catania, partito da zero, essere protagonista del mercato con il direttore generale Pietro Lo Monaco, braccio destro del presidente, in prima linea, avendo acquistato e non in prestito come si era abituati, un manipolo di calciatori provenienti dall' Acireale tra cui spicca il ritorno di Orazio Russo e giocatori di livello come Pantanelli, Ferrante, Bruno, Miceli, Fresi, e gli stranieri Walem e Vugrinec, tutti con contratto triennale, a conferma di un solido progetto. Inizio di campionato inaspettato: la squadra gioca male e all' undicesima giornata, dopo una sconfitta interna, viene esonerato l' allenatore Costantini, che paga colpe tutte non sue. Al suo posto la dirigenza chiama un allenatore il cui curriculum si presenta da solo, Nedo Sonetti. La spina dorsale della formazione, accreditata da tutti come una delle più forti del campionato, arranca clamorosamente. I senatori, a gennaio, vanno via in tutta fretta. Si conosceva il loro passato calcistico ma non le loro doti umane che hanno fatto "attrito" con la città di Catania. Al calcio mercato si cambia molto, scegliendo la linea verde, o meglio verde-oro, dato i cinque calciatori brasiliani nella rosa, tra cui spiccano gli arrivi di Jeda e Menegazzo. Purtroppo la mancanza di veri attaccanti condiziona il campionato che si chiude con un tranquillo epilogo, 11° posto, e il rammarico del mancato aggancio alla zona play-off. Altra estate torrida, e non solo meteorologicamente, per il calcio. La più brutta di sempre. Lite tra lega e sindaci per gli orari delle partite di B, con il TAR protagonista, pay tv che dettano legge, croce dei tifosi, fallimenti e illeciti sportivi, il 2005/06 per il Catania inizia dal nuovo mister Pasquale Marino, che tutti in città conosciamo e una serie di calciatori che fanno sognare, Spinesi, Mascara e Baiocco su tutti. La consapevolezza di aver attrezzato una squadra forte, e la soddisfazione finalmente di non essere annoverata tra le società con problemi finanziari, frutto di un lavoro dirigenziale serio ed equilibrato, inorgoglisce il popolo catanese. Dopo un avvio altalenante di risultati, i valori individuali della squadra escono, con Mascara e il bomber Spinesi su tutti, chiudendo il girone di andata con uno splendido secondo posto dietro la sorpresa Mantova. A gennaio, al calcio mercato, mai come in questa stagione i tifosi lo osservano con distacco, la società apporta dei puntelli per migliorare un telaio già collaudato, come Biso a centrocampo, non sfalsando l'equilibrio di uno spogliatoio, punto di forza riconosciuto da tutti. Il girone di ritorno è una lunga cavalcata verso l' obiettivo della promozione, dopo un alternanza in vetta, che si conclude proprio all' ultima giornata in casa nella partita giocata contro l' Albinoleffe davanti ad uno stadio completamente tappezzato di rosso e azzurro: il privilegiato Torino resta a due punti e concludiamo il campionato in 2° posizione alle spalle dell' Atalanta, ed è serie A dopo 23 anni. Miglior modo di festeggiare i 60 anni della storia ufficiale del club non poteva esserci, con il miglior attacco con 67 gol, 9 vittorie in trasferta, record per la categoria e mentalità offensiva del mister Marino confermata dai 23 gol Spinesi e 14 di Mascara che a detta di tutti ha espresso il miglior calcio della cadetteria. Purtroppo alla penultima di campionato, fuori casa a Catanzaro, ma giocata a Lecce per questioni di ordine pubblico, un gravissimo incidente stradale nei pressi di Rosato ha tolto la vita a due tifosi rossazzurri che andavano in trasferta, Carmelo Ligreci e Fabio Seminara. Scoppia l' ennesimo scandalo nel mondo del calcio, quello delle intercettazioni telefoniche di Moggi e della Juventus, che stavolta sembra fare terra bruciata intorno a grossi nomi, tra cui Carraro, potenti squadre calcistiche, arbitri e dirigenti, con la giustizia sportiva chiamata a ridare credibilità al mondo del pallone, proprio quando avviene la conquista del quarto titolo mondiale da parte della nazionale italiana in Germania ai danni dei francesi, con le dure sentenze della CAF, limate poi dalla corte federale ed infine addolcite "all' italiana" dalla camera di conciliazione e arbitrato del Coni. Il primo ritiro straniero, a Feldkirchen in Austria, apre la stagione 2006/07, strana per quanto riguarda la classifica iniziale data certe penalizzazioni unitamente alla mancanza della "vecchia signora". Record di abbonamenti per i rossazzurri con più di 16 mila tessere vendute. La società conferma in blocco la rosa della promozione, inserendo calciatori di esperienza come Stovini, Colucci, Corona e scommettendo su delle promesse quali l' argentino Izco, il giapponese Morimoto e l' esterno sinistro Vargas, nazionale del Peru'. L' amministratore delegato Pietro Lo Monaco ha confermato la sue competenze in materia di rinforzi, criticati a luglio da molti, che hanno permesso di esaltarsi nel gioco di mister Marino, e far esaltare una squadra ed una città, protagonista di un esaltante girone di andata, con lo splendido piazzamento da champions league, che viene cronologicamente dopo altri due passi, la promozione in A e il 60° anniversario dalla fondazione, che rendono l' anno 2006 grandioso ed unico per tutti i tifosi rossazzurri. Tutto quello raccontato fino ad ora passa in secondo piano dopo la tragedia del 2 febbraio 2007, quando allo stadio Massimino si gioca il derby tra Catania e Palermo. A causa di barbare violenze attorno al Cibali di un drappello di delinquenti, muore l' ispettore di Polizia Filippo Raciti, che lascia moglie e due figli, con lo sconforto generale della società civile. Tutto ciò costruito in anni di sacrificio è finito in un attimo. La migliore stagione a livello tecnico è stata funestata da chi con il calcio non c'entra niente. Le conseguenze sono gravi sotto tutti gli aspetti. A livello calcistico c'è un giro di vite da parte dei vertici sportivi e del Governo, con l' approvazione della rigida legge antiviolenza Amato - Melandri. Per il "Massimino" viene stabilita la squalifica del campo fino al 30 giugno 2007 e partite in campo neutro ed a porte chiuse. L' immagine della città è lesa con aggiunta di un grosso danno economico per il presidente Pulvirenti. Intanto "i tifosi del Catania potranno avere accesso agli impianti sportivi su tutto il territorio nazionale dove si svolgeranno le partite casalinghe della loro squadra"; con questa sentenza il TAR di Catania annulla la squalifica dello stadio grazie ad 82 impavidi abbonati che hanno presentato ricorso, intraprendendo una vera e propria "guerra" contro il TAR laziale e dal CGA di Palermo, sollecitati dalla FIGC , che intervenendo, ha poi ripristinato la squalifica. La dirigenza, con il presidente Pulvirenti in prima linea, ha correttamente percorso la strada parallela della giustizia sportiva, per non violare la clausola compromissoria che avrebbe portato penalizzazioni in classifica, conciliando con il CONI la decisione del campo neutro per le ultime due partite casalinghe, contro Milan e Chievo, ma con le porte aperte per i tifosi. E proprio al Dall' Ara di Bologna, il 27 maggio, vincendo contro la squadra clivense, supportato da 8 mila tifosi il Catania ottiene l' obbiettivo stagionale della salvezza, chiudendo il campionato, dopo un disastroso girone di ritorno, al 13° posto. Salvezza storica se consideriamo che da 42 anni ciò non avveniva e soprattutto le 10 gare in campo neutro, 29 partite su 38 lontano dal Cibali e non ultimo i 14 esordienti in serie A. Le premesse per la stagione 2007/08 sono l 'acquisizione di un terreno a Massa Annunziata per la creazione del centro sportivo, il cambio di sede sociale, trasferita nel luogo naturale degli uffici di via Ferrante Aporti proprio sotto la curva sud e il restyling dello stadio, secondo le disposizioni dell' Osservatorio delle Manifestazioni Sportive. Lavori di adeguamento quasi interamente finanziati dalla società e non dal Comune, i cui tempi burocratici e le casse in rosso, non avrebbero permesso il regolare avvio in casa del campionato. Nel ritiro di Chatillon, in Valle d' Aosta, si riparte dal nuovo allenatore Silvio Baldini e da calciatori di esperienza come Giacomo Tedesco e Terlizzi e scommesse quali l' uruguaiano Martinez, calciatore più pagato della storia del Catania. Primo caso di mobbing in casa Catania: i calciatori Pantanelli, Falsini e Biso, che non rientrando nei piani della dirigenza in attesa di altre sistemazioni si allenavano con la primavera, hanno intentato una discutibile causa al Collegio Arbitrale della Lega, per essere reintegrati in prima squadra, poi archiviata. Con la pedata di mister Baldini alla prima giornata a Parma e i lavori allo stadio finiti per l' esordio casa, si alimentano varie polemiche che la città di Catania non si può permettere. Addirittura il manto erboso, assolutamente scandaloso, completato a giochi iniziati, con altra figuraccia degli amministratori etnei. Per i tifosi, sempre impareggiabili, che hanno rinnovato la fiducia con più di 14 mila abbonamenti, le prime soddisfazioni: il buon girone d' andata e la storica qualificazione alla semifinale di coppa Italia. A gennaio il mercato porta due difensori argentini, Alvarez e Silvestre. Il giro di boa è una costante delusione che porta a sette giornate dalla fine le "dimissioni" di Baldini, grand' uomo ma sfortunato allenatore, che paga anche colpe di un organico non adatto alle sue idee tattiche. Al suo posto si accomoda in panchina Walter Zenga, ex portiere della Nazionale e dell' Inter. Nonostante diversi infortuni che hanno ridimensionato una rosa già esigua, arriva la seconda salvezza consecutiva, proprio all' ultima giornata come lo scorso anno, in un finale a dir poco coronarico, chiudendo quart' ultimi al 17° posto. Nella stagione 2008/09 si riparte dal riconfermato mister Zenga